ES48

   Amor piantò so alber in tal ora

nel mio terenche barbò la radice

per modo ch'ell'è facta tal nudrice

che sempre a riverdir più sen va fuora.


   E sun a morte e per mover ancora

sol mïa fronde no se ne disfice,

ma spero che diventi più felice

dove si par che qua giù ben lavora.


   E perché um ramo talor se ne spicchi,

per averse percosse o fiero vento,

pugnando forte um verde ne riface.


   Cossì sta mecoe io con gli altri vecchi

iovene vivo pressoché con cento,

ridendo i danni e donandomi pace.


Testimoni:
Ox66, f. 12ra

Bibliografia: Berisso, Adespoti, p. 185.

Schema metrico: Sonetto ABBA ABBA CDE CDE

Primo dei sonetti contenuti in Ox66 non altrimenti testimoniati e uno di quelli che presentano minori problemi dal punto di vista della ricostruzione testuale. Gli interventi ai vv. 6, 9 (dove la lezione tràdita sarà un maldestro tentativo di conguaglio sulla rima del v. 12), 13 e 14 sono infatti quasi automatici. Per quel che riguarda la possibile attribuzione a Petrarca, andrà indicato l’ostacolo sostanzialmente insormontabile della forma disfice, garantita dalla rima.

[Marco Berisso]
6 disfice] dsficie
9 spicchi] spieche
13 iovene] Iduene
14 e] i