Il progetto Le rime disperse di Francesco Petrarca: l’altra faccia del Canzoniere (RdP) si propone di restituire una immagine nuova e più vicina alla realtà della diffusione del Petrarca lirico nei secoli della sua affermazione come autore canonico in Italia e in Europa.
I Rerum vulgarium fragmenta sono la prima e più importante raccolta organica di rime concepita come diario intimo e ritratto ideale dell’autore, e hanno contribuito in modo decisivo alla nascita dell’idea moderna di “libro”. Prima della piena affermazione della stampa, che ha imposto il Canzoniere così chiuso e compatto come Petrarca lo ha concepito e come lo leggiamo oggi, le sue rime hanno circolato per due secoli in copie manoscritte diverse le une dalle altre, spesso mescolate ad altre poesie non documentate nell’autografo del libro.
Da quando Petrarca era ancora vivo fino all’edizione di Manuzio, la diffusione dei Rerum vulgarium fragmenta è avvenuta infatti secondo due modalità principali: una più conservativa, che è consistita in una riproduzione più o meno fedele delle varie “forme” con cui l’autore aveva diffuso il testo; l’altra anarchica, vivacissima, che selezionava i testi del libro in base agli interessi e alla cultura del singolo lettore, li adattava linguisticamente all’origine del copista, li rimescolava facendo saltare l’ordine costruito dall’autore, e soprattutto ne sfumava i contorni, introducendovi altre rime non documentate negli autografi.
Questi ulteriori testi attribuiti a Petrarca, estranei a quelli del Canzoniere vero e proprio ma a essi mescolati, rappresentano uno straordinario fenomeno di contaminazione. In primo luogo per la loro quantità (se ne contano oltre duecento). In secondo luogo per i problemi di attribuzione che sollevano: ci si può chiedere, infatti, se appartengano a Petrarca stesso o no. Nel caso fossero di mano del poeta, sarebbero stati da lui esclusi dall’opera definitiva perché non rispondenti al canone estremamente esigente e selettivo che lo guidava. In caso contrario, sarebbero invece composti da suoi ammiratori e imitatori, e a lui attribuiti in virtù del sempre maggiore prestigio del suo nome. Nell’incertezza tuttora irrisolta tra queste due ipotesi, si gioca un’interpretazione molto diversa della questione della diffusione del Canzoniere prima della stampa.
Nella prima edizione che li ha censiti e raccolti, curata da Angelo Solerti nel 1909, questi testi attribuiti a Petrarca non compresi nel Canzoniere sono stati definiti “Rime disperse”. L’edizione Solerti è un grande contenitore, che ha avuto soprattutto il merito di mettere a disposizione degli studiosi rime in gran parte inedite, facendo comprendere la vastità e la problematicità del fenomeno. Tuttavia ancora non esiste un’edizione critica che verifichi i testi e la loro attribuzione, che renda conto delle modalità della loro circolazione, anche e soprattutto in rapporto al libro “ufficiale” del Petrarca.
Finora la ricezione del Canzoniere e quella delle “disperse” sono state infatti considerate due problemi distinti: da una parte la storia classica della trasmissione dei Rerum vulgarium fragmenta, nelle redazioni che l’autore ha progressivamente licenziato; dall’altra la diffusione e proliferazione di questa ambigua zona grigia di rime che talvolta la tradizione inserisce nel libro organico o accorpa in appendice. L’obiettivo del progetto è quello di riportare il problema delle “rime disperse” al centro del discorso critico sulla ricezione del Canzoniere, e in tal modo ricostruire l’“altra” storia di questo grande libro di poesia della cultura occidentale, che è anche la storia più aderente alla realtà della sua prima lettura e trasmissione.
Obiettivi e metodo
Il progetto si compone di due assi complementari: un asse editoriale e un asse storico-critico. Il lavoro previsto sul piano editoriale consiste in:
Tutti i materiali e i dati risultanti dall’edizione verranno contestualmente utilizzati per il lavoro di ricerca sull’asse storico-critico, che consisterà invece in:
L’edizione delle “disperse” offrirà una risposta a uno dei problemi testuali più complessi della tradizione poetica, finora irrisolto, e costituirà uno stimolo importante per ripensare in una nuova prospettiva un momento cruciale della cultura letteraria italiana tra Medioevo e Rinascimento.