Testimoni:
R103, f. 45r:
Soneto di mess(er) franciescho
Bibliografia: Solerti,
Disperse, p. 253; Massèra,
Rime, pp. CXXX, 194; Proto [Recens. Massèra], pp. 113-114; Branca,
Rime1, pp. 351-352; Bianchi,
Petrarca, pp. 60-62; Lanza,
Rime, p. 323; Leporatti,
Sonetti attribuibili, pp. 209-210; Marti,
Rime; Massèra,
Caccia e Rime, pp. 169-170; Branca,
Rime2, p. 143.
Schema metrico: Sonetto ABBA ABBA CDE CED
Il testo è tràdito dal solo R103. Il Massèra ebbe il merito di restaurare una serie di lezioni arbitrariamente corrette dal primo editore, Angelo Solerti (ai vv. 1
S’io quello specchio potessi tenere, 4
contento in luogo di
contasto, 6 vedi
infra, 7
d’altre per
dele, 12
potreste per
potresti), e d’introdurre nuovi e per lo più opportuni emendamenti: 2
fêrsi (ms.
farsi, Solerti
fansi), quele (ms.
quela), 6
mete (ms.
mente), 9
vedervi (ms.
uedermi). Il Massèra ha restituito la lezione del ms. anche al v. 5 (
m’ingegnere’ sapere |
Fabricar io),
e qual tempra le mette (Solerti
Fabbricare, la qual temprata mette), interpretando il passo nell’edizione commentata delle Rime, «e [Sottintendi: m’ingegnerei sapere] qual tempra le mette», «Amore sarà il soggetto di questo verbo, con un riferimento logico un po’ forzato»; Branca «
e come le tempra: soggetto è lo specchio oppure Amore, con riferimento a senso assai forzato»; Marti suggerisce di leggere
e [’n] qual, col senso di ‘a quale trattamento le sottopone per temprarle’, soluzione accolta in Leporatti
Sonetti attribuibili. Si preferisce tornare qui alla soluzione più conservativa del Massèra, dando a “le” il senso di “a loro” (come nei
Conti morali di anonimo senese, «Le monache la presero per forza e legàrla in tale luogo che no le potette far danno», il pronome sta per “a loro, alle monache”, come annota Segre,
La prosa del Duecento, p. 493): cioè “m’ingegnerei di sapere a) fabbricarle e b) quale foggia, quale qualità conferisce loro” (Salvatore). Non accogliamo invece dall’edizione Massèra gli interventi ai vv. 1
Se io (possibile anche se ostica la lettura dieretica
S’ïo) e 2
ch’al cui (Massèra
Al cui). Si integra la forma
gigondo in
giogondo, Sol. Massèra e Branca
giocondo (cfr. Boccaccio,
Av son. 3 vv. 3-4 «in cui amor come ’n beato loco, | celato tiene il suo giocondo focho»; ma si potrebbe anche considerare la possibilità che all’origine vi fosse un
giocando).