Testimoni:
As2, f. 26v: Risposta.
Bibliografia: Debenedetti, Per le disperse, pp. 100-01.
Schema metrico: sonetto rinterzato per le rime con la proposta AaBAaB AaBAaB CcDdCCdD.
È l’unico dei quattro testi della breve serie a essere edito da Debenedetti, che tuttavia riproduce la lezione tradita anche laddove risulta difficoltosa. Ai vv. 11-12, infatti, il ms. reca
pero chel sapora | lanime elcibo che(n)cil sicho(n)din(n)o. Il v. 11 manca di una sillaba, e il periodo ha un doppio problema di accordo:
l’anime plur. che dev’essere sogg. di
sapora sing.;
il cibo sing. che è sogg., tramite il
che relativo, di
condinno plur. (il secondo dei due casi chiaramente inaccettabile, il primo, in quanto soggetto postverbale, comunque «eccezionale» con verbi non inaccusativi, vd.
GIA p. 557). Un emendamento invasivo che scambi
l’anima sing. e
i cibi plur. sarebbe gratuita forzatura mirata a far tornare i conti, né d’altronde risolverebbe il v. 11 con il suo
chel sospeso. La soluzione più plausibile, ritoccato
l’anime in
l’anima, pare dover essere che questo
che ’l reggesse un altro soggetto, monosillabico, coordinato con
e ’l cibo del verso successivo per epifrasi, per es.
però che ’l [pan] sapora | l’anima e ’l cibo che ’n ciel si condinno, “l’anima assapora il pane e il cibo che si prepararono in cielo”.
Si ripristina dunque anche una vocale a
ci[e]l, senza escludere che la forma
cil risulti da una variante settentrionale (è attestato
zil) in diasistema con scrivente toscano. Con soluzione altrettanto ovvia si ortopedizza
tanto >
[co]tanto di v. 18 altrimenti ipometro.
Per la forma metrica si veda quanto detto al testo precedente, cui il presente risponde per le rime: sonetto rinterzato ‘degenerato’, con fronte in quartine regolari e sirma indivisibile di cinque endecasillabi.