Testimoni:
As2, f. 23r: dimess(er) franciescho petrach(i).
Bibliografia: Debenedetti, Per le disperse, pp. 100-01.
Schema metrico: Sonetto ABBA ABBA CDC DCD.
Non presentano particolari difficoltà le quartine, salvo l’esigenza di razionalizzare le unità logiche in una costruzione sintattica non del tutto banale, che predilige la subordinazione anche a spese della perspicuità.
Problematiche le terzine in un solo luogo al v. 11, ove il codice legge
de chi sara qtte amar cholui, con
q tagliata obliquamente (
q(uan)tte?) e il segmento
qtte amar depennato dal copista e non sostituito da altra lezione. Il pronome
chi dev’essere senz’altro interrogativo, e esorta perciò decisamente a intendere come interrogativo anche il precedente v. 10. La porzione cassata
qtte amar invece effettivamente non dà senso, anzi paradossalmente il testo ha senso solo senza di essa, e alle stesse conclusioni dovette arrivare lo scrivente che ha depennato il segmento. Allo stato attuale, la scelta più prudente è intendere
de come interiezione
deh: è impossibile escludere, a rigore, che il sintagma deperdito non legittimasse una lettura genitivale
de chi sarà; ma fuga i dubbi residui constatare che non si danno occorrenze in lirica antica di
di chi sarà / di chi saranno?, mentre
deh, chi sarà? è nel
Teseida (L. 4, ott. 70, v. 7 [375.15]).
Intravisto il senso generale della frase, “chi mai sarà – a amarti, nell’amarti, – colui che si doni interamente a te?”, è ipotesi sobria che il segmento biffato
qtte amar risulti da
p(er) te amar con fraintendimento dell’abbreviazione, o ancora da
a tte amar, quest’ultimo suggerito dall’impressione che nel codice stesso la
q derivi da ritocco su
a.
Secondo Debenedetti il sonetto non manifesta elementi puramente formali che, in sé, ne precludano l’attribuibilità a Petrarca, se non fosse per «una desolante mediocrità», categorico eppur equo giudizio. Non pare tuttavia malagevole sottrarre alla paternità di Petrarca la rima identica in sede D (
io). Inoltre, per quanto accettabile e anzi frequente sia la dialefe in posizione
ù ˇ
u, è eccessivo per l’uso petrarchesco che essa sia qui promossa a norma: v. 3
v’è ˇ
il quale, v. 9
me ˇ
e miri, v. 12
sé ˇ
a sé, v. 13
a tte ˇ
Or pensa, v. 14
in te ˇ
o altri nonché, nel v. 11 accomodato,
per te ˇ
amar. Estraneo al Petrarca canonico è pure il motivo della donna che indulge alle attenzioni di altro amante.