*12 [Anonimo]

   S'ïo potesi farmadona bela,

la tela che tesete fare' d'oro

e le dua scuole con sotil lavoro

d'un zafino che luce più che stela;


   e d'argento farei trenta canela

tute smaltate co· nobil lavoro

e lo spoletto che metti nel foro

d'un dïamante si méte in anella.


   Le càse e panche farei di coralo,

petine e licio d'avorio comesi,

subbielli e calcol' farei di cristalo,


   e pe· lucerna vorei che vo' avesi

dua carbonchi che lucon sanza falo

e balsimo per olio vi metesi,


   e io con voi stési ad imparare

cent'àni e piu penasimi a 'nsegnare.


Testimoni:
L122, f. 239r; Naz125, f. 126v; R103, f. 70r

Bibliografia: Sapegno, Poeti minori, p. 449; Corsi, Rimatori, pp. 954-957; Ferrari, Sonetti e strambotti, p. 190; D'Ancona, Poesia popolare, pp. 223-224; Volpi, Rime di trecentisti, p. 263; Muscetta-Rivalta, Poesia, p. 829.

Schema matrico: Sonetto caudato ABBA ABBA CDC DCD EE

Il motivo del sonetto «di fare all’amata un telajo prezioso» è documentato anche in uno strambotto, pubblicato dal ms. Gaddi 161 f. 36r della Biblioteca Laurenziana prima da Severino Ferrari e poi da D’Ancona (da cui cito), il più antico e più vicino dal punto di vista testuale di una ventina circa di varianti regionali documentate, per cui cfr. Toschi Ultime tracce (riproduco la trascrizione diplomatica di Ferrari Strambotti e rispetti, p. 79; la lezione delloro è errore per del foro come nel sonetto e come correggono tutti gli editori; Eugenia Levi, che invece pubblica nel suo volume Lirica italiana antica. Novissima scelta di rime dei secoli decimoquarto e decimoquinto..., Firenze, Bemporad, 1908, p. 28, un’altra versione dello strambotto senza indicare la fonte – non considerata da Toschi Ultime tracce –, coincidente per la prima sestina con quello del ms. Gaddi 161 ma seguito da due strofe di altro argomento, legge «che metti al la’oro»):

   Se io potessi far fanciulla bella,
   latela che tu tessi farei doro
   et dariento farei lechannella
   et loscholetto che metti nelloro
   et di cristallo farei lapanchetta
   quella doue siedi o fanciulletta

Ferrari e poi Toschi e altri ritengono che lo strambotto sia derivato dal sonetto e non viceversa, come invece propendeva a credere D’Ancona. Tutti i versi dello strambotto salvo l’ultimo di chiusura sono comuni al sonetto: nell’ordine 1-2, 5, 7, 11 (i primi tre alla lettera e il quarto e il quinto in parte diversi). Lo strambotto offre quindi un termine di riferimento interessante per dirimere la questione testuale del sonetto, ma è opportuno guardarsi, per la sua diversa struttura e natura, dal considerarlo un vero e proprio testimone. Nella tradizione del sonetto, affidata a tre manoscritti, si osserva una netta opposizione tra L122 e R103 da una parte e Naz125 dall’altra (lezione tra parentesi): 1 far, madonna col verbo ripetuto al v. 2 fare’ come nello strambotto (fanciulla mia, dove invece coincide con lo strambotto il sostantivo); 2 che tessete (che·ttu tessi, lez. anche dello strambotto) (l’oscillazione tra tu e voi non sorprende; è interessante notare tuttavia che R103 si mantiene per tutto il testo sul voi: 7 mettette con pronome relativo implicito, L122 Naz125 che metti come nello strambotto; 12 che vo’ avesi con L122 contro che·ttu avessi Naz125; 15 E io con voi stesi L122 R103, Con teco vorrei istare Naz125; 3 con (d’un L122) sotil lavoro (di richo tesoro Naz125, lezione che avrebbe il vantaggio di eliminare la sospetta rima identica con 6); 10 pettine e licio (il pettine elliccio Naz125). Un discorso a parte merita l’opposizione al v. 11 segiole e calcol(le) (calcole el subbio). Mentre la prima lezione è riproposta da tutti gli editori che per lo più conoscono solo L122, Corsi preferisce seguire Naz125 calcole e subbio, ritenuta evidentemente difficilior, con la presenza di un altro termine tecnico della tessitura, al posto del più banale seggiole (che D’Ancona corregge in seggiola, la panchetta, secondo la lezione dello strambotto, dove siede la donna che lavora al telaio, nel sonetto del resto evocata da 9 panche). La lezione dello strambotto sembra giustificare quella di L122 e R103, a meno di non pensare – accogliendo l’ipotesi che ne sia una rielaborazione popolare – che esso derivi da un testo che portasse già una lezione corrotta. Si può supporre che alla base di L122 R103 ci potesse essere la lezione «subbielli e calcol’ farei di cristallo» (se è lecito, si può rammentare Pascoli, Italy VIII 19-21 «E tendeva col subbio e col subbiello | altre fila. La bimba, lì, da un canto, | mettea nello spoletto altro cannello»). La voce subbielli (TLIO ad vocem, da subbio, ‘Cilindro rotante che costituisce parte del telaio, su cui viene avvolto il filo’, lat. insubulum, a sua volta attestato nel linguaggio marinaresco anche nella variante suggio, per cui cfr. GDLI, che potrebbe far pensare persino a un *suggielli), sarebbe facilmente equivocabile in seggiole per la possibile somiglianza dei nessi bb e gg, invertita in calcole e ’l subbio in Naz125. Si tratta di una trivializzazione di L122 e R103, o di una diffrazione che coinvolge anche Naz125, comunque insufficiente a riunirli (come congiuntiva non si può considerare al v. 10 la lezione di L122 R103 chomeso/commisso : avessi : mettessi contro Naz125 commessi, indotta dal precedente d’avorio singolare e comunque non separativa per l’ausilio della rima). Restano un numero consistente di diffrazioni di non facile soluzione. Per esempio l’incipit: S’io potesi (il pot. L122) far madonna bella L122 R103 contro Sed io potesi, fanciulla mia bella Naz125 (ibrida la soluzione di Corsi Se io ’l potessi far, fanciulla bella); il v. 5 trenta (trecento L122 iperm.) chanela, 3000 chanegli (: -ella) Naz125, per cui si potrebbe ipotizzare una diffrazione da una forma trecen attestata nel Centiloquio del Pucci, seppure sempre in date in compagnia di altri numeri (Pecoraro); il v. 13 dua carbonchi (carbonzini L122) che luchon (lucie L122), carbonchi che rilucono Naz125. La scelta testuale è problematica anche al v. 8, Corsi «e lo spoletto, che metti [mettette R103] nel foro | di diamante che sta ne le anella»: è erronea la lettura di L122 «diamante che si metta inella» (riduzione di di diamante a diamante e fraintendimento di in anella, lez. di R103). L’opposizione è quindi fra R103 «d’un diamante si mete in anela” e «fare’ di diamante che sta nelle anella» Naz125: a parte la ridondanza del verbo nel secondo caso, che provoca ipermetria, rispetto al farei del v. 5 che può sostenere le due coordinate (‘d’argento farei trenta canella... e lo spiletto (sottint. farei) d’un diamante’; lo stesso avviene anche nella prima quartina dove sempre Naz125 legge «Sed io potessi... la tela fare’ doro e·lle due schuole [come in R103 per ‘spole’] fare’ d’un zaffino che luce come stella», anch’esso lasciato implicito in L122 R103), è difficile scegliere fra la soluzione si mette in anella, con ripetizione di mettette del v. precedente, e si sta nelle anella di Naz125. Dal punto di vista formale seguo R103 anche ai vv. 3 scuole (spuole nel solo 122), affine a scoletto per spoletto nello strambotto, forma ben attestata in Toscana anche nel significato di ‘spola’, come confermano ad abundantiam i commenti antichi e recenti a Purg. XXXI 96 «sovresso l’acqua lieve come scola», che oscillano nell’interpretazione fra il senso di ‘navicella’ e quello appunto di ‘spola’, ma concordi, quando richiamano questo secondo significato, nel giustificare la lezione vulgata (Salvatore), e al v. 7 spiletto corr. in spoletto come in L122 (spuletto Naz125).
1 S’ïo] Sio il L122, Sedio Naz125 ~ far, madonna] fanciulla mia Naz125
2 che tessete] chettutessi Naz125
3 schuole] spuole L122 ~ con] dun L122 ~ con sotil lavoro] diricho tesoro Naz125
4 d’un zafino] edun z. R103, dun rubinetto L122, fare du(n) z. Naz125 ~ più che] piu di L122, come Naz125
5 e] om. Naz125 ~ trenta canela] trecento c. L122, 3000 chanegli Naz125
6 tutte smaltate] tuttj ismaltati Naz125 ~ nobil] sottil L122, un bel Naz125
7 spoletto] spiletto R103, spuletto Naz125 ~ che metti] mettette R103
8 dun diamante che simetta inella L122, fare didiamante che sta nelle anella Naz125
9 panche] lepanche R103, banche L122
10 petine e liccio] ilpettine elliccio Na125 ~ commessi] chomeso R103, com(m)isso L122
11 subbielli e calcol’] seggiolle e chalcholle L122, segiole e chalchol R103, calcole elsubbio Naz125
12 lucerna... che vo’] lucerne... chettu Naz125
13 carbonchi che lucon] charbonzini che lucie L122, charbonchi (om. dua) che rilucono Naz125
15 contecho poi vorrei istare amparare Naz125
16 cent’àni e più penasimi] trentannj opiu mipenassi Naz125 ~ e] o Naz125 ~ penasimi] penassi L122, mi penassi Naz125