R197a [Sol. CXXIII – A6**]

   Pratigiardinivaghi bali o canti,

solazi dileti piacere,

giovane adatt'e leggiadre vedere,

dòne seguite da amorosi amanti,


   nula ne piace a mequando davanti

no vegio ne l'aspeto mio sedere

l'angelico bel visoal cu' piacere

vive contento il cuor de' sua sembianti.


. . . . . . . . . 


Testimoni:
c (Ox6, f. 101r; R103, f. 60r: Soneto di mess(er) franciescho)

Bibliografia: Solerti, Disperse, pp. 188-189; Massèra, Rime, pp. CXXXV, 185; Branca, Rime1, pp. 350-351; Bianchi, Petrarca, pp. 57-58; Lanza, Rime, p. 278.

Schema metrico: Sonetto ABBA ABBA […]

Il testo (197a-197b) è presente nei testimoni in due redazioni che divergono a partire dal v. 13, chiuso dal distico finale in R103 (schema delle terzine CDC CDC), di quattro versi, ossia con l’aggiunta di un ritornello, in Ox6 (schema CDC CDC EE):

12   Guardate ne lo spechio degl’ingani,
Ox6
13   come vivendo morte ve apreça:
14   donca pietà degli amorosi affani
15   ve piaqua aver di me, dòna e signore;
16   poi contento serà l’aflito core.
R103
13   di colui che nel cor à tanta spreza:
14   del vostro dolce amor no·cura i dani.

Ma un problema ben più grave riguarda il rapporto tra quartine e terzine. Solerti aveva pubblicato il testo integrale secondo la lezione di R103 e riportando in apparato quella dell’altro testimone. Il Massèra invece ne ha evidenziata l’irriducibilità, suggerendo che si tratti di parti di testi diversi accozzati dal capostipite comune ai due codici, ossia c: «Nelle quartine è svolto il concetto che nessun bello spettacolo piace al poeta quand’egli non scorge il viso angelico della cui vista s’appaga; le terzine esortano invece una donna a non lasciarsi fuggire irreparabilmente gli anni della gioventù. Anche lo stile è affatto dissimile». Accolgo, come tutti i successivi editori, l’ipotesi del Massèra. Per i due frammenti il codice di riferimento va corretto, come si è fatto fin da Solerti, nelle quartine del primo ai vv. 5 quanto (quando) e 7 il (al), mentre Ox6 presenta un errore al v. 3 «giouene andare ligiadre uedere», R103 adatte (Solerti, per giustificare il primo, interviene sul v. «Giovani andar leggiadre, né vedere»; per il significato di adatte ‘avvenenti, graziose, ben formate’ cfr. GDLI e TLIO s.v. significato 5, dove si trova anche, fra le attestazioni più tarde, Nf 275, 3 «tu sei adatta e piena di franchezza»); nelle terzine del secondo frammento si registrano in Ox6 un errore al v. 9, Die invece di De, e varianti adiafore ai vv. 10 uanti, e soprattutto 11 «gli àni | ne chiami fuor di vostra giovineza», ossia ‘vi chiuda fuori’.
1 Prati] Praçi Ox6
3 adatt’e] andare Ox65
5 nula ne] ulla non Ox6 ~ quando] quanto R103
7 al] il R103