Testimoni:
R103, f. 50v:
Soneto di mess(er) franciescho
Bibliografia: Solerti,
Disperse, p. 222; Massèra,
Rime, pp. CXXXIII,199; Proto [Recens. Massèra], p. 115; Branca,
Rime1, p. 352; Bianchi,
Petrarca, pp. 66-67; Vecchi Galli,
Postfazione, p. 397; Lanza,
Rime, p. 325; Leporatti,
Sonetti attribuibili, pp. 218-219.
Schema metrico: Sonetto ABBA ABBA CDE DCE con rima imperfetta C
La lezione del codice al v. 3
neso nefia iluer isdegnio pieno fu corretta da Solerti, poi seguito da Branca, in «Né so se fia il vostro i. p.», e dal Massèra «Né so se fia il fer isdegno p.». Mi sembra plausibile lo scambio della forma abbreviata
vostro in
ver (meglio che in
fer). È meno convincente supporre uno scambio di
n per
s in
se; è comunissimo invece quello tra
n e
u/v indotto anche dal
ne precedente:
Né so ’ve, ‘né so dove, a che punto il vostro sdegno sarà colmo, soddisfatto’. Si accolgono a testo anche gli interventi, sempre del Solerti, ai vv. 7
vostra (ms.
nostra) e 8 «porete a la vostra ira freno |
o la cenere al vento giterete?» (ms.
e), in questo secondo caso perché il porre freno all’ira da parte della donna si oppone al gesto supremo di sdegno che comporta l’immagine, che mi risulti mai prima sfruttata nella tradizione lirica volgare, di gettare le ceneri al vento (sarà un caso ma, stando alla banca dati dell’OVI , tra le rare attestazioni contemporanee per lo più in volgarizzamenti dai classici, si trova un paio di volte nel
Filocolo: II 52, 3 «ch’ella sia arsa e fatta divenire cenere trita, e poi al vento gittata», e IV 130, 7). Per svista o per puntiglio puristico il Solerti aveva tralasciato l’arcaico pronome
i al v. 6 e reso con
faccia la forma
facci del v. 14. Per la lacuna al v. 12 Bianchi ha supposto un originario [
S’avvenga, com’]
i’ spero, in qualche parte |
e’ faccia de’ mia falli penitenza ecc., precisando: «“e” del v. 13 lo intenderei “eo, io”. “In qualche parte” equivale al nostro “un po’». Però potrebbe anche intendersi “e” da riferire a “isdegno” del v. 3, allora “i mia falli” sarebbero quelli che esso compì contro di me». Più o meno la stessa ipotesi è avanzata anche da Branca nel commento: «
S’avverrà com’ o qualcosa di simile, si dovrebbe intendere:
Se questo avverrà, com’io spero, in qualunque luogo io faccia penitenza dei miei peccati, l’anima sofferente proverà gioia». Sebbene la lacuna renda precaria l’interpretazione della terzina, si assume a testo
e pronome (
e’ faci) come soluzione più probabile. Si conserva la rima imperfetta 9 : 13
-enza -enzia.