Se 'l caro uficio de la lingua mia,
ch'io da Dio riconosco, ancor parlando
rinova alcuna grazia, recitando
d'alcun bel dir la dolce melodia,
priegovi, signor mio, per cortesia,
per vostro onor, perch'io parlo sperando
nelle man vostre ch'io torni cantando
da nostra parte angelic' armonia,
satemi largo d'alcun vostro panno,
sicché i' possa tra ' buon' mostrar e dire
che della vostra fama io no· mmi inganno,
sapendo che, per dono o per servire,
mai liberalità non fu con danno
d'alcun che voglia suo vertù gradire:
e com'è scritto così si ragiona
che vuom che tosto dà duo volte dona.