Testimoni:
R103, f. 45v
Soneto di mess(er) franciescho
Bibliografia: Solerti,
Disperse, pp. 251-252; Massèra,
Rime, pp. CXXIX, 196; Proto [Recens. Massèra], pp. 113, 124; Branca,
Rime1, p. 352; Bianchi,
Petrarca, p. 63; Lanza,
Rime, p. 323; Giannetto,
Il motivo, pp. 26-29, 35; Branca,
Rime3, p. 311; Barber,
Disperse, p. 54; Soldani,
La sintassi, pp. 242-244.
Schema metrico: Sonetto ABBA ABBA CDE CDE
Si accoglie a testo al v. 3 tra quadre la congettura del Massèra,
ognor (Barber
io), la cui omissione può esser stata favorita dal quasi identico
onoro successivo (nel codice le parole sono scritte forse più rade del solito, ma non c’è uno spazio come afferma Solerti che a testo ha lasciato lacuna). A prezzo di due dialefi, una normale dopo l’ossitona
più, e un’altra più dura dopo
onoro la misura ci sarebbe, ma per il senso lascia perplessi anche un
più onoro assoluto. Correggo con i precedenti editori 1
or (oro) e 8 «i·mio favore» (cioè ‘in mio’, come sciolgono gli altri editori, ms. il per fraintendimento da grafia
inmio o appunto
imio); al v. 6 restituisco
troverian, sogg.
piatà, con
troveria u·(
modo / di far). Al v. 14 è possibile, vista la facilità con cui questo amanuense tralascia talvolta le vocali, che la copula sia stata omessa al momento della copia (‘<è> sostentato’ o con Sol. M B ‘sostentat’è’, leggibile comunque con regolare ictus di 4a), ma si può anche sottintenderla, considerando
sostentato participio congiunto di
uom che esprime una subordinata coordinata per antitesi alla precedente temporale. Dialefi d’eccezione al v. 11 tra
e e
a e al v. 13 dopo
de’.
6 troveria u·] troverian
8 i·] il
12 uom] uo ~ dopo quando → int. che (iperm.)